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Analisi del testo

Forum degli studenti del corso di Letteratura Italiana Contemporanea A, Università di Torino

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materiale di s.p. lovelast
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S.P. Lovelast

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MessaggioInviato: Lun Ott 06, 19:14:59    Oggetto:  materiale di s.p. lovelast
Descrizione: s.p. lovelast di materiale
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L'ora del coyote

Location: Texas diciamo.
Strade polverose, cactus, coyote.
Cosa?
No, non ci sono mai stato in Texas.
Perché tu?… Va beh, non me ne frega un dattero, io sono il narratore e tu il lettore, non fare domande e sii ricettivo.
Strade polverose, cactus e coyote, dicevamo… a mio avviso rendono l’idea, fatteli andar bene.
Come?
Sì, tipo Zorro. Meno Messico e nuvole però, più Sergio Leone.
Ecco, il vento canticchia un motivetto di Ennio Morricone, biascicando tabacco come un vecchio stropicciato.
L’aria è calda.
In che senso quanto? Ah, calda quanto chiedi? Non saprei, ma trenta-trentacinque gradi ci son tutti… di sicuro si pezza sotto alle ascelle.
La stagione? Addirittura la stagione vuoi sapere? Non la so la stagione, non rompere il cazzo e ascolta.
(Dimmi te, una volta i lettori stavano belli zitti, se si provavano a commentare a sproposito li si buttava sul primo rogo, arrivederci e tante grazie. Tempi duri adesso, per noi altri).
Comunque, fatto sta che siamo in Mess… in Texas -volevo dire- l’aria è calda e ci sono un sacco di cactus e coyote.
No, la strada polverosa è una sola: prima ho usato il plurale perché rendeva meglio.
Una sola, lunghissima via che l’orizzonte sega a metà, lasciando il dubbio del vuoto aldilà dello sguardo, che si dondola placido e indifferente nell’atmosfera rovente. Addossato alla strada, un villaggio.
A che altezza della via dici? A destra o a sinistra?… Ma che quesiti ti poni? Rilassati, vivitela più scialla ragazzo mio! Mica ti sto dando delle indicazioni stradali… Un po’ di complicità per piacere! Dov’è finita l’immaginazione, Dio Santo?
Vabbè scusa, dai, non andartene. Vieni qua che devo introdurre il personaggio principale.
Sei comodo? Bene.
Dunque, c’è un villaggio su sta strada coperta da un tappeto di cactus e coyote, e in questo villaggio sta succedendo qualcosa.
Qualcosa di molto pericoloso.
Tutta la gente è fuori in strada, l’aria preoccupata, la testa incassata tra le spalle.
Nulla si muove, nulla fiata.
- Tic-tac, tic-Tac.
Sul campanile bianco e svettante, un raggio del sole, quasi allo zenit, si posa cocente, balenando fugace sul metallo delle lancette.
Come scusa? È un po’ contorto come periodo? Va bene, lo riscrivo.
Un raggio del sole, quasi allo zenit, si posa cocente sul campanile bianco e svettante, balenando fugace sul metallo delle lancette.
Si, hai ragione, è più chiaro.
- Tic-tac, tic-Tac.
Il nostro protagonista è proprio lui: L’orologio.
Ebbene si, sarò scontato, sarò banale, sarò quel che vuoi… comunque ho ancora la facoltà di scegliere i personaggi dei miei racconti.
Come? Ah, beh, sì, non aspettarti grandi dialoghi: con un orologio e dei villani stupiti c’è poco da far dialogare.
- Tic-tac, tic-Tac.
Questo è il massimo di discorso diretto che posso regalarti, mettiti il cuore in pace.
- Tic-tac, tic-Tac.
Comunque, ci sono questi abitanti del villaggio, questa folla che s’ammassa ai lati della piazza principale -proprio quella del campanile, per intenderci- e ha un'aria molto preoccupata. No, non s’ammazza, s’ammassa.
Però ci sono due che si vogliono ammazzare.
Sono i co-protagonisti, i personaggi più importanti dopo l’orologio.
- Tic-tac, tic-Tac.
Ma neanche loro parlano, stanne certo.
Stanno in mezzo alla piazza e si guardano da sotto i sombrero. Uno mastica un sigaro, l’altro si morde un labbro.
Le mani danzano una coreografia d’ansia e attesa sulla testa della fondina, le dita fremono.
- Tic-tac, tic-Tac.
A mezzogiorno.
A mezzogiorno in punto uno dei due sarà un co-protagonista morto.
Il racconto è troppo piccolo per tutti e due.
- Tic-tac, tic-Tac.
La folla suda, respira affannosa, stringe i cappelli tra le mani o attende di ammazzare un whiskey torbido, sulla soglia del saloon.
Il sindaco, a fianco del vecchio ranger incartapecorito, s’asciuga la fronte imperlata da cristalli d’ansia e timore.
Se ti va, giusto per aggiungere un po’ di pepe alla storia -e anche perché è un po’ che stai buono e non mi interrompi- possiamo fare che uno dei pistoleri è suo figlio. Questo lo lascio decidere a te.
- Tic-tac, tic-Tac.
La lancetta è inesorabile: a scatti tondi s’avvicina al punto più alto dell’orologio, proprio come il sole, che sale, lento, fin sulla punta del cielo.
- Tic-tac, tic-Tac.
Manca poco. Questione di secondi.
- Tic-tac, tic-Tac.
Tutti gli occhi sono puntati sui due contendenti che cominciano ad accusare la fatica: sentono i morsi della paura, una paura fredda che si condensa nel caldo dell’aria in pensieri di morte.
Non saprei dirti se è più una metafora o una sinestesia o chissà che... bravo, comunque, bella domanda.
- Tic-tac, tic-Tac.
Il momento è quasi giunto.
Manca un secondo: la lancetta delle ore, quella dei minuti e quella dei secondi sono sovrapposte, ferme una tacca prima del segno “XII”, aspettando di muoversi tutte assieme verso un rimbombo di campane e spari.
Come scusa? No, effettivamente non ho mai osservato un orologio analogico nel momento esatto prima che scattasse l’ora... e si, effettivamente dunque non so dirti con esattezza se è quella la posizione che assumono le lancette in tale precisa frazione di tempo, ma siccome siamo quasi al termine del racconto, ti prego di non assillarmi più con la tua pignoleria: vaffanculo! E fidati una buona volta, no?… E’ un artificio retorico, mica bisogna stare lì a fare i precisini!
E poi, comunque, nessuno dei presenti se n’è accorto: tutti guardano i due co-protagonisti, che si scrutano fra loro.
Le mani calano ad afferrare il calcio delle Colt.
Nello stesso istante una donna apre la bocca per urlare, un bambino si tappa le orecchie con le dita, un bicchiere -ignaro dellle leggi sulla gravitazione universale di Newton- è fermo a mezz’aria tra la mano d’un vecchio e il pavimento, il proprietario del saloon ha gli occhi sgranati, il ranger è colto da un attacco di narcolessia, il sindaco ha la faccia viola di chi sta per svenire, un coyote singhiozza, un cactus muore, il resto della folla ha il fiato sospeso.
Ed ecco che accade qualcosa di straordinario.
- …
L’orologio s’è fermato.
Si rifiuta di muoversi ancora di un piccolo passo.
Tutto rimane immobile, incollato a quel movimento che non è avvenuto, ad un istante che non è trascorso.
Impossibile, dirai.
Me ne frego. Questa storia la racconto io, e sono io a decidere che succede.
La prossima scrivila tu e falla finire come ti pare, se proprio vuoi, ma adesso sottostai al significato delle parole che ho scritto.
Per quanto assurdo, surreale, insensato, tutto è fermo, cristallizzato nell’eternità sintetica della pagina.
Un universo imprigionato per sempre nella dimensione immaginaria che si è instaurata nello spazio di dialogo che abbiamo creato io e te, amato-odiato lettore.
Abbiamo bloccato il tempo.
Ma, purtroppo, anche io e te, volenti o nolenti, in quanto narratore e lettore esistiamo solo in questo cosmo d’inchiostro e cellulosa: la nostra vita è legata alla vita dei personaggi che lo abitano; al deserto, ai cactus, ai coyote, alla folla, ai pistoleri e, in definitiva, a sua maestà l’orologio.
Se egli smette di battere, il vuoto cala e sgretola la struttura del racconto.
Rimane solo l’innominabile, a cui nulla può seguire, se non lo stesso nulla.
E un povero scrittore in altro modo non può esprimerlo se non con la solita vecchia parola di rito che lascia posto soltanto a un eterno silenzio:


FINE

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MessaggioInviato: Lun Ott 06, 19:14:59    Oggetto: Adv






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italy
MessaggioInviato: Lun Ott 06, 19:40:01    Oggetto:  
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Ciao!se hai messo qui la tua bozza è sicuramente per essere criticata (ma per il tuo bene Razz ), quindi non volermene per il mio commento!! Laughing
Allora racconto carino, riesci a trascinare il lettore fino alla fine,tono spiritoso, non pedante, abbastanza informale (presumo per mettere a suo agio il lettore "moderno").. si vuol sapere cosa succede...però ti sei soltanto trasformato, a parer mio, in scrittore, interagendo col lettore e non dal punto di vista più...da professionista-studioso dell'analisi del testo..
Racconti una storia, ma non dici nient'altro al di fuori della storia (una tua riflessione, commenti di altri autori, esposizione di qualche teoria...etc) Neutral

Quindi se vuoi un consiglio prova a rielaborare l'idea iniziale del tuo racconto, idea originale, mi è piaciuta, fossi in te esporrei come introduzione un pezzo del racconto e poi passerei dal livello autore-lettore al livello superiore, più di analisi.. OK? Wink
Spero che sia una critica utile...lo so...ti farà male, ma è naturale dato che ti sei affezionato al tuo testo Exclamation Exclamation

Fammi sapere se è stata una critica "utile"!
= )
isa
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MessaggioInviato: Lun Ott 06, 21:15:40    Oggetto:  
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Mh, non ho nulla da aggiungere a ciò che ha detto Isaisaoh, se non che forse non è una tesina di Nemesio. Very Happy Lo suppongo, ma non ne sono sicura; forse è un bell'esempio di tesina più letteraria, di un altro corso?

Il fatto è che il prof mi pare molto fissato sulla scientificità della questione, quindi un testo, anche se meta-narrativo, è effettivamente troppo calato nel sistema, dal suo punto di vista, per poterlo analizzare con occhio critico. Wink Con ciò, prosegui su questa strada, sei molto bravo a scrivere...
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S.P. Lovelast

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MessaggioInviato: Mar Ott 07, 01:47:48    Oggetto:  
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Perbacco,
c'è stato un equivoco.
Io non ho messo questo testo qui poichè in esso consiste la mia tesina, bensì in quanto lo consideravo interessante perchè ha collegamenti con parecchi discorsi e temi affrontati nel corso.
Son ben conscio del fatto che se porto questa roba all'esame Nemesio mi sputa in un occhio senza neanche chiedermi se prima voglio raccontare una barzelletta... infatti ho intenzione di fare qualcosa legato alla lettura di testi meta-letterari, però da un punto di vista più "scientifico"...
Detto ciò, son contento del fatto che avete fatto critiche costruttive e utili credendo che il testo fosse la mia tesina poichè son servite sia a voi che a me.

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MessaggioInviato: Mar Ott 07, 12:01:57    Oggetto:  
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scusa Exclamation
Wink però potresti riprenderne un pezzo per la relazione Idea
Mr. Green
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MessaggioInviato: Mar Ott 07, 13:04:46    Oggetto:  
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S.P. Lovelast ha scritto:
se porto questa roba all'esame Nemesio mi sputa in un occhio senza neanche chiedermi se prima voglio raccontare una barzelletta...

Ehehehehe!!!!
Mi fa troppo ridere il professore, con 'sta storia delle barzellette! Prima o poi qualcuno gliela dovrà raccontare per farlo contento! Cool

Simpatico il racconto! Dovremmo aprire una sezione di scrittura creativa per esercizi di narrativa, che ne direste?
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MessaggioInviato: Mar Ott 07, 17:11:49    Oggetto:  
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Secondo me, invece, con una breve presentazione del "progetto" e "conclusione" potresti benisismo trasformare il tuo racconto nella tua tesina... sono seria... il professore giusto oggi parlava della difficoltà di studiare la produzione di testi... potresti fare una tesina su cosa ti ha portato a creare un testo con queste determinate caratteristiche e su perchè secondo te a leggere il tuo testo si capisce che sei uno "studioso/studente" di testi, come ha giustamente osservato Isa! Smile

Comunque adesso apro la sezione narrativa Wink

ciao
Sere
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MessaggioInviato: Mar Ott 07, 17:26:25    Oggetto:  
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Ok, ora esiste una sezione appostita Wink
se riesco sposto il tuo racconto, se no... aspettiamo altri contributi lì!
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MessaggioInviato: Mar Ott 07, 17:48:35    Oggetto:  
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mi sembra una buona idea quella di aprire una sezione del genere, come suggerisce Judie...forse non sarebbe strettamente legata alla questione della tesina, ma credo che si rivelerebbe utile per sviluppare temi e suggestioni che il corso tratta da un punto di vista più "analitico" e che possono avere anche altri risvolti...
per esempio, se il testo di sopra fosse stata la mia tesina, l'unica critica a cui mi sarei sentito di controbattere è quella che prevedevano sia Lady Lilith che isaisaoh e che probabilmente lo stesso Nemesio avrebbe fatto: cioè che uno scrittore che produce un testo meta-narrativo ha una visione comunque troppo interna al sistema narrativo stesso per poterlo spiegare, mentre un professionista del testo, tramite l'utilizzo di strumenti empirici e statistici, possa scrivere un saggio con pretesa di oggettività, come fosse un osservatore "super-partes". A mio avviso, rifacendomi alla visione della scienza proposta da Khun e adottando un ottica relativista, il professionista del testo, questo fantomatico mostro mitologico con la testa da umanista e col corpo da scienziato, non fa altro che interpretare dei dati (che per giunta è lui stesso a crearsi, poichè ottenuti con strumenti che, applicati agli aspetti culturali dell'essere umano, lasciano qualche dubbio di arbitrarietà), applicando su di essi dei meccanismi mentali non troppo dissimili da quelli che studia: è un "lettore di dati". Proprio per questo non può dirsi "fuori dal sistema", ma, come lo scrittore, ci è dentro fino al collo (almeno la testa da umanista spunta)... però lo scrittore che se ne rende conto quanto meno sa riderci su e può divertirsi con questi paradossi, e tramite il "libero gioco delle sue facoltà mentali" (come direbbe il buon kant) può trasformarli in un oggetto estetico.

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MessaggioInviato: Mar Ott 07, 18:33:10    Oggetto:  
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Ora esiste una sezione "Scrittura Creativa", sotto "Altro" Wink
per chi avesse altre proposte, non esiti a scrivermi....

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Una domanda assennata rappresenta metà della saggezza
Francis Bacon
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MessaggioInviato: Mar Ott 07, 21:44:30    Oggetto: Note guh
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Bella l'idea della nuova sezione! Very Happy Quanto a questa interessante osservazione:

S.P. Lovelast ha scritto:
A mio avviso, rifacendomi alla visione della scienza proposta da Khun e adottando un ottica relativista, il professionista del testo, questo fantomatico mostro mitologico con la testa da umanista e col corpo da scienziato, non fa altro che interpretare dei dati (che per giunta è lui stesso a crearsi, poichè ottenuti con strumenti che, applicati agli aspetti culturali dell'essere umano, lasciano qualche dubbio di arbitrarietà), applicando su di essi dei meccanismi mentali non troppo dissimili da quelli che studia: è un "lettore di dati". Proprio per questo non può dirsi "fuori dal sistema", ma, come lo scrittore, ci è dentro fino al collo (almeno la testa da umanista spunta)... però lo scrittore che se ne rende conto quanto meno sa riderci su e può divertirsi con questi paradossi, e tramite il "libero gioco delle sue facoltà mentali" (come direbbe il buon kant) può trasformarli in un oggetto estetico.



Mr. Green ehehe, quale problemino non da poco. Condivido: nessuno scrittore, benchè sia scientificamente scientifico nei suoi scritti, razionale e "lontano" dal sistema, può esimersi dall'essere parte di esso, se non altro proprio perchè...scrive.

Ovviamente ci sono grosse differenze tra un testo di analisi statistica fatto su un campione di lettori e una pagina di un romanzo. Tuttavia, l'astrazione dal sistema non può mai essere completa: per esserlo, dovrebbe far parte di un sistema totalmente "altro", non avente alcuna relazione con il sistema letterario. Qui subentra però il paradosso che non si può studiare nulla senza esserne almeno un po' a conoscenza, senza essere almeno marginalmente parte del sistema che si sta studiando. XD

Come direbbe Brovarone: è un casino!
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S.P. Lovelast

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italy
MessaggioInviato: Mer Ott 22, 17:31:13    Oggetto:  
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Salve a tutti,
come promesso oggi pomeriggio, posto il testo "esperimento" che ho distribuito in formato fotocopia durante la lezione.
Ci tengo a precisare che la mia tesina muoverà da questo testo per trattare temi metodologici ed epistemologici (quelli del saggio di schmidt o come cacchio si scrive); quindi questa non è la mia tesina, ma solo una parte di essa.
Sono aperto a critiche, obiezioni, consigli, lancio di sassi aguzzi,colate di olio bollente e partite a mosca cieca.
Buona lettura...


Ripescato da una pila di sogni e schiacciato contro un piano rigido e scomodo.
Sveglio.
Il dorso mi duole per la botta, i sensi sono attutiti.
Ho freddo: sento di essere completamente nudo, senza neanche una piccola copertina dietro cui ripararmi.
Dove ho già provato questa sensazione?
Mi stendo, per scacciare la fastidiosa impressione di essere spiegazzato, ma il mio corpo non reagisce. Allora con fatica indicibile lancio uno sguardo alle mie estremità, per cercare di capire cosa mi trattiene...
Nulla di strano.
Nulla, se non che, sulla pelle dei piedi, pallida come quella di un morto, spicca una frase tatuata:
Ora avresti mai detto che sarebbe finita così?
Una ruga leggera, come tracciata da una punta di grafite, mi corruga la fronte, lasciando trapelare profonda inquietudine.
Cosa sta succedendo?
Preso dal timore mi guardo attorno e vedo.
Vedo decine di tavoli squadrati -tutti uguali-, immersi in un atmosfera asettica, su cui stanno sdraiati supini altrettanti miei cloni; chini su di essi, degli individui li ispezionano, pazienti.
Dove sono?
Di colpo un pensiero s'insinua furtivo nel flusso della mia coscienza: forse ho capito tutto.
Alzo lo sguardo, in questo momento, e ti vedo.
Tu hai capito?
Mi fissi perplesso e non rispondi.
Sento il tuo fiato spegnersi sull'epidermide nuda; lo sguardo, morboso, accarezza ogni centimetro della mia superficie, indugiando, tornando indietro, scivolando liquido... Poi il tuo cervello, come un bisturi, comincia a sezionarmi, ad analizzarmi, a cercare di individuare le parti, le relative funzioni.
Beh, lo ammetto, sono un animale strano!
Ma tu? Tu chi sei?
Ti sei preso tutta questa confidenza e neanche ti conosco. Non so nulla di te...
Quanti anni hai?
Cosa fai nella vita?
Sei uomo o donna?
Da dove vieni?
E di me? Cosa credi di sapere sul mio conto?
Mi hai ispezionato a fondo, ma per ora non ho parlato; puoi conoscere solo ciò che hai visto, ma non ciò che ho da dirti.
Qual è la mia intenzione?
Che emozioni suscito?
chi sono?... CoSa sono?

Ebeti rinchiusi nella nostra crosta di processi cognitivi: ci scrutiamo sperando di cogliere, Uno negli occhi dell'Altro, una scintilla di comprensione, un cenno che dica :”Sì, è così”.
E tutto questo viene osservato da un altro individuo: l'osservatore dell'esperimento.
Se alzi lo sguardo dal testo, cioè me, lo vedrai che cerca di leggerti, come tu leggi me, attraverso strumenti empirici riconosciuti all'interno di una serie di modelli accettati da un sottoinsieme culturale -la comunità scientifica cui appartiene- a sua volta interrelato con altri sottoinsiemi che compongono l'insieme più ampio della nostra società. Un sistema di “mosaici matrioska”.
Io sono lo strumento da lui utilizzato: solo un questionario.
Lui, l'osservatore, ti chiede di rileggermi e rispondere alle domande sparpagliate nel mio corpo.
Tu sei su di un tavolo di laboratorio e stai per essere esaminato.
Ora la situazione si è capovolta.
Ora avresti mai detto che sarebbe finita così?

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